mercoledì 15 ottobre 2008

In Partibus/5

Il nuovo assetto dell'Europa fondata sui desideri ci coinvolgeva da vicino. Perchè rivoluzioni di velluto, fatte nel più pieno pacifismo (con l'unica eccezione della Romania), fatte da ragazzini giovanissimi non potevano che coinvolgerci, e, anche perchè, sapevamo che l'Europa si stava allargando e, per noi, erano solo possibilità in più.

Perchè, a ben vedere, l'Europa era l'altro concetto che ci differenziava profondamente dalla generazione precedente. L'Italia non è, ovviamente, un paese nazionalista, caso, mai è campanilista. Per gli italiani di allora, e soprattutto per noi ragazzini, l'Europa era una bella speranza, concreta, per di più. Il Vecchio Continente, più dell'America, era il nostro orizzonte culturale. Avremmo potuto (ad avere la possibilità) fare Capo Passero Capo Nord mettendo semplicemente un piede dopo l'altro. Si cominciava a ragionare di viaggiare senza passaporto, si compiva, avrei saputo più tardi, uno dei quattro pilastri dell'Unione Europera: la libera circolazione delle Persone.
Il vecchio continente ci pareva (e ci pare ancora) la terza via che era sempre stata davanti agli occhi di tutti e di cui, tutti, cercavano l'imbocco. Agli occhi di noi italiani, abituati al lordume di una classe politica incapace, immobile e corrotta, esso era il luogo di nascita della socialdemocrazia, ossia del giusto compromesso tra diritti ed economia di mercato. E, anche se la questione non era formulata in questi termini, a noi sembrava quello che avremmo voluto diventare.

Diventare, cambiare, migliorare, progredire erano i verbi di quegli anni. Dopo la palude degli anni 80 si tornava a respirare, almeno così mi sembrava. Niente più lustrini, paillettes, spalline robotiche, donne di ferro e yuppies. Si apriva la stagione di un rigore gioioso, e anche la parola progresso, che per tanti anni era stata associata ad un mondo socialista, a noi sembrava dotata di un valore umano fondante e inalienabile, che la rendeva diversa, migliore di quanto non fosse, e, soprattutto, slegata da quel senso di sopraffazione, sfruttamento e degrato che aveva avuto in passato.

E fu per questo che, quando si aprì la stagione di Mani Pulite ci sembrò che fosse arrivato anche il nostro momento.

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