Però, e questo nel mio caso non era trascurabile, ero cresciuto con le categorie dei detentori del potere della prima repubblica, ma utilizzandole per stare all'opposizione. Per un qualche motivo, non ultimi i contrasti con mio padre, mi stavo allonatanando sempre più dal suo pensiero. Aver partecipato alle riunioni della DC non mi imponeva di restarci e non ci restai.
Anzi: proprio quello che stava succedendo nel mondo mi rendeva consapevole di un fatto semplice che cerco di spiegare. Se una molla è tesa tra due capi mobili, venendo a mancare uno dei due capi crolla anche l'altro. Semplice. I due capi del mondo di allora erano la Nato e il Patto di Varsavia. La domanda semplice che mi facevo era: se è crollato il patto, a che serve la Nato? Mi sentivo, in quei giorni, nei quali si moltiplicavano le notizie che provenivano da est, come uno che voleva tutto e subito: se il principio del terrore, che aveva tenuto insieme il vecchio mondo, veniva meno, allora doveva scomparire tutto il vecchio mondo. Non era possibile, ai miei occhi ingenui, che restassero in piedi alcuni pezzi e alcuni no. O tutto o niente.
Per certi versi fu così, ma non ovunque e non per tutti. Intanto ad est le cose si complicavano, da oltre cortina arrivavano immagini per noi incredibili: quegli uomini e quelle donne uscivano da un medio evo vestiti da poveracci degli anni 80, vedevamo, per la prima volta, quelle macchine sgangherate, cubiche, senza stile.
Ho ripensato spesso a quelle immagine, alcune delle qual non si dimenticano facilmente, come la morte di Ceausescu. E ci ho ripensato in relazione ad una riflessione contenuta anche ne "L'eleganza del Riccio". Nel libro si fa presente che la caduta del comunismo era inscritta nella sua base ideologica: ne "L'ideologia Tedesca" Marx spiegava perfettamente che non si sarebbe potuto costruire il comunismo senza abbattere il desiderio. In una società senza desideri sarebbero rimasti i bisogni, saldamente ancorati alla base economica dell'esistenza.
Ed è questo quanto si vedeva oltre cortina: un mondo di persone che erano tornate a desiderare. Fosse la libertà, fossero beni di consumo, fosse divertimento, l'est europa tornava a vivere spinto dai suoi desideri. Quella rivoluzione, meno celebrata di tante altre, nasceva non più dal lavoro di un pensatore, dal sogno di un visionario o dall'incubo di un dittatore. Quella rivoluzione non aveva le zampe appoggiate su un gigante dai piedi di argilla: piuttosto si fondava sui bisogni individuali di milioni di persone alle quali erano stati rubati i sogni. E si può discutere quanto si vuole che non si trattasse di bisogni elevati, che si trattasse solo del desiderio di arricchirsi. Si capiva allora quello che si cerca di nascondersi da sempre: l'essere umano ha alta capacità di pensare, ma poi, nel concreto, è nato per vivere.
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