lunedì 9 marzo 2009

La pressione antropica

L'essere umano è l'unico animale sulla terra che abbia davvero sconfitto la morte. In qualche modo ha fatto sì che il numero di individui presenti sul territorio superasse di gran lunga la portata delle risorse sufficienti alla loro sussistenza. Nei secoli ha stabilito strategie di protezione dagli agenti naturali tali da aumentare le proprie capacità di sopravvivenza, consapevole del fatto che il numero di soggetti appartenenti al proprio gruppo umano fosse proporzionale alla quantità di risorse accumulabili, consapevole del fatto che tali risore fossero aumentabili a piacimento (tramite l'agricoltura e l'affinamento delle tecniche di caccia prima, tramite l'industria e la scienza poi).
La conseguenza di questo fatto è evidente. Mentre ogni essere vivente si misura ogni giorno con la scarsezza di risorse e vede calmierato il numero degli appartenenti al proprio gruppo proprio da questo fattore, l'essere umano concepisce il gruppo a sè opposto come limite del proprio sviluppo. Fin tanto che risulta possibile aumentare le proprie risorse tramite il lavoro i membri del gruppo sono chiamati a moltiplicare gli sforzi per accrescerle. Nel momento in cui questo non è più possibile l'uomo stabilisce strategie aggressive contro i membri dei gruppi direttamente concorrenti.
Ma questo smaterializza due volte il valore del soggetto. Nel gruppo il suo valore è dato dalla quantità di lavoro, dalla capacità di reperire risorse, dal grado di accordo rispetto agli obiettivi del gruppo stesso. Nella guerra il suo valore diventa nullo, perchè la sua vita è sacrificabile rispetto ai benefici della vittoria. E' per questo che il deviante e il disertore sono i più bistrattati di qualunque società, è per questo che chi si riappropria del valore del proprio corpo non ha diritto di cittadinanza in nessun gruppo umano.
Stamattina guardavo un reportage degli anni '90 sulla guerra in Ruanda appena terminata. In una prigione/recinto capace di contenere 400 persone erano stipate, all'epoca, almeno 7000 persone, con un sovraffollamento da carnaio. Quelle immagini di una guerra dimenticata sono l'evidente dimostrazione del valore di ciascun soggetto. La sola domanda che rimane da porsi è, a questo punto, quanto ciascuno di noi è responsabile della propria schiavitù.