Nel 1989 ero un bimbo di 13 anni. Mio padre mi aveva abituato al "discorso politico" già da allora. Mi portava spesso, senza problemi, forse solamente perchè non sapeva che farmi fare, alle riunioni della DC del paese.
Io me ne stavo lì, seduto tranquillo, ad ascoltare i loro discorsi: discorsi da prima repubblica, ovviamente, ma discorsi bifronte.
La DC in paese era all'opposizione: l'amministrazione comunale era retta da un monocolore PCI da quasi 50 anni (dopo una breve esperienza azionista alla fine della guerra, mi dicono) e la Balena Bianca cercava in tutti i modi di scalzarla dalla poltrona.
Ma il PCI alla poltrona (allora come oggi) c'era incollata. Negli anni 50 aveva guidato i primi movimenti per la terra, ma poi si era cristallizzata al potere senza alternative e senza fantasia, e il paese languiva come languono, da sempre, tutte le realtà che si ostinano a non cambiare mai. Col tempo la situazione era andata peggiorando, con la conseguenza che l'emigrazione, il malgoverno, la mancanza di attività economiche, la compravendita di voti e di favori, avevano inaridito il territorio, che, di per sè, sarebbe anche un gioiellino.
E non che fosse inevitabile. Altre amministrazioni dei dintorni, migliorandosi, facendo sforzi (anche poco lungimiranti) erano riusciti ad attrarre investimenti, cosa che il nostro Comune non faceva e, soprattutto, non voleva fare. Pareva, ed era tipico del PCI, che ci fosse una conventio ad escludendum al contrario: "vada per le cooperative" si diceva "ma imprese proprio no".
Insomma: la DC di mio padre si trovava a combattere contro un potere fortemente sclerotizzato, monopolizzato da anni e incapace di rinnovarsi. E però, era pur sempre la DC. E quindi esprimeva uno stile di ragionamento bifronte, come ho detto prima, ossia: si considerava, da partito al governo (nazionale), coinvolto nella verbosità fumosa dei vari moroteismi e doroteismi di sorta, e, da partito all'opposizione (locale), costretto a combattere con l'assalto frontale e l'arrembaggio semantico il Partito Unico.
Questa ambiguità era, alle mie orecchie, feconda. Ero piccolo, un ragazzino imberbe, appena capivo ragionamenti lineari, figurarsi le iperboli democristiane. Eppure fu utile, utilissimo.
La politica italiana non è scritta in italiano. La politica italiana è figlia di due madri ignobili, checchè se ne dica...
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