I padri veri della politica italiana sono due: Macchiavelli e l'impero bizantino. L'uno, padre del cinismo in politica, guida tutti i trasformismi che conosciamo. L'altro, erede dell'impero dei cesari, ha costruito una simbologia del potere che, conservando i formalismi, ammanta i soprusi (compreso l'accecamento del nemico) con parole che fanno la spola continuamente tra il sacro e il profano.
In Italia conoscere il gergo politico vuol dire imparare "cosa si cela" sotto le ragioni sempre "nobilissime", "costituzionali", "istituzionali", di "priorità nazionale" ecc. Si impara, per esempio, che un "rapporto cordiale" vuol dire "rottura", che un "cauto ottimismo" vuol dire "tempesta". Partecipare alle riunioni di un circolo DC negli anni 80 era, senza dubbio, come frequentare un master in comunicazione politica.
Con questo master in corpo arrivò il 1989.
Voglio fare, visto che questo blog non lo leggerà nessuno, un'altra premessa. La mia generazione (sono nato nel 1977) è cresciuta senza chiesa. Non che questo sia sempre positivo, ma, di certo, a noi non è dato di pensare ad uno schieramento ideologico investendolo di sacralità. Per noi, che esista o meno il comunismo, o che ci sia stato il fascismo, che il Papa, o chi per lui, abbia potere sulla morale è un dato trascurabile. Per dirla in altri tempi, non ce ne frega nulla.
Noi non ci siamo mai azzuffati per queste cose, non abbiamo mai impugnato un manganello o una P38, non abbiamo mai ascoltato il sermone di un prete che invitava a votare questo piuttosto che quello. Per noi, che piaccia o no, non esistono posizioni inconfutabili, o per lo meno, ci sembra di poterne fare a meno.
Qualcuno ha deciso di vivere la propria vita senza senso del politico, proiettandosi su altro, legittimamente e senza problemi. Qualcun altro si è buttato nell'antipolitica, maturando un senso di sano disgusto. Altri, e io tra essi, hanno la pretesa di valutare il politico al di là di categorie nate negli anni 50. Certo, si fa uno sforzo di razionalizzazione cercando almeno di conservare il divario destra/sinistra, ma, anche questo, è trascurabile.
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