Girando per il web si scopre, stando ai numeri del Censur, che "Secondo i dati aggiornati al 31 marzo 2003, in Italia i cattolici battezzati sono 55.752.000 su 57.610.000 cittadini (pari al 96,77%), e fra il 33 e il 38% della popolazione complessiva – secondo varie e recenti stime – è praticante; di questi fedeli, il 10% circa appartiene a movimenti laicali".
Questi numeri spiegano, ovviamente non da soli, il sorriso di Formigoni nell'ultima puntata di Anno Zero. Un terzo degli italiani è praticante, un decimo fa parte di movimenti come Opus Dei, CL, Focolarini, Neocatecumenali, ecc. Un decimo della popolazione, tradotto in soldoni, fa parte di movimenti oltranzisti, più vicini a gruppi militari (non armati) e agli estremisti islamici, che non a gruppi di simpatici fedeli.
Quando caddè l'ultimo pezzo della DC, Ruini e la sua CEI decisero di modificare radicalmente la loro strategia politica: non più appoggiare un singolo partito, col rischio di dover ingoiare leggi necessarie alla governabilità del paese (come aborto e divorzio), ma un appoggio ad assetto variabile, rivolto alle forze politiche che garantissero affidabilmente una visione religiosa ed integralista dell'agire politico, nonchè le necessarie prebende essenziali per la sopravvivenza del clero (si veda "La questua" di Curzio Maltese edito da <>Feltrinelli).
Spostare il 35% dei voti degli italiani non è poi tanto difficile se si usa la forza della persuasione ecclesiastica amplificata dalla copertura costante e continua delle parole papali effettuata da tutte le reti nazionali (mi chiedo cosa ne pensi il presidente di San Marino). Questo 35% diventa ancor più spaventoso se gli sommiamo la pletora di baciapile che considerano le parole del papa un elemento di orientamento morale e civile.
Ma i numeri vanno letti in relazione alla dinamica elettorale corrente. Considerando che le elezioni si vincono per un pugno di voti (23,33 bel 1994, 12,3 nel 1996, 18,7 nel 2001, 0,065 nel 2006, 9,266 nel 2008) e che questo pungno tende a diventare sempre più piccolo, considerando che partiti di ispirazione cristiana si distribuiscono su tutto l'arco parlamentare, basta orientare il solo 10% dei "laici" per far vincere o perdere un'elezione.
E questo spiega il sorriso di Formigoni. In una serata che avrebbe dovuto esser triste, col pensiero di una persona morta come scenario, Formigoni rideva. Rideva perchè sa che, per l'ennesima volta l'Italia è stata messa sotto scacco, costretta a scegliere, illegittimamente, tra la vita e la morte, a radicalizzare le sue opinioni, a schierarsi "a prescindere", senza vivere realmente sulla propria pelle il dramma della malattia, della morte e dell'accanimento terapeutico, costretta a polarizzarsi sulle parole del papa, che alle orecchie dei cattolici suonano come corni di guerra nel corso di una battaglia. Formigoni rideva alla faccia della maggioranza della popolazione che non la pensa come lui, perchè sa perfettamente che basta incattivire la minoritaria fascia dei cattolici per conservare il potere, accrescerlo, radicalizzarlo su posizioni religiose: in parole semplici, spostare voti per vincere le prossime tornate elettorali.
L'impressione che ho avuto, e non credo di sbagliarmi, è che quello fosse il sorriso dello sciacallo che non ha nessun sentimento per la persona morta tra atroci sofferenze e che calcola, con il bilancino dell'usuraio, il guadagno, monetario, morale e politico, che quella morte avrà per la sua parte. L'osservazione del viscidume di quel sorriso è la misura esatta dell'uso cinico che una certa parte politica fa della religione; è la cartina di tornasole del gioco perverso che ogni giorno si fa alle spalle del popolo, della laicità della nazione e della democrazia stessa.
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