sabato 3 gennaio 2009

Le distanze

Di fronte all'umanità del capodanno mi chiedo chi abbia costruito la distanza. Potrei rispondermi che la società multipolarizzata e parcellizzata genera necessariamente microtribu, che la diversificazione delle competenze della società determina una divaricazione degli stili e dei modi di vivere. Potrei anche ancorarmi sul solito discorso relativo all'influenza dei media, nascondermi dietro al dito di una presunta modificazione prospettiva della realtà che non lascia spazio a nient'altro che alla propria mistificazione.
Non nego che ciascuno di questi fattori abbia influito sulla costruzione della distanza. Non nego nemmeno che ci sia sotteso, almeno per qualcuno di questi elementi, un elemento deliberazione volontaria che determina un preciso utilizzo di mezzi propri e impropri per determinare questa distanza. Ma di che distanza stiamo parlando.
A mio avviso esistono due distanze che si sono prodotte nel corso del tempo.
La prima la rubo a man bassa da Pasolini e dal suo discorso delle lucciole. E' evidente che vi sia stato uno scollamento della nostra percezione dall'universo della vita. E per vita intendo quella scala assoluta di valori sulla quale si sono fondate le società per secoli: la maternità, la malattia, la diversità biologica, l'accettazione del dolore, la morte, l'ineluttabilità della sfera parentale. La costruzione di una sovrastruttura immateriale ha eliminato la percezione del nostro agire biologico, preludio all'ingresso nella nostra esistenza di bisogni prima sconosciuti, cavallo di troia per l'eliminazione della razionale capacità di distinguere l'utile dall'inutile.
La seconda è una distanza consegue dalla prima, perchè consiste nella creazione, orma atavica di un mondo "intellettuale" possessore di categorie mentali valide per tutte le stagioni, e di un mondo "materiale" nel quale i soggetti sono esposti, come in una palla di vetro, all'osservazione da parte di quanti fanno parte del primo mondo.
Queste due distanze agiscono concomitantemente e derminano conseguenze drammatiche sulla sfera del politico. Perchè se da un lato la prima distanza modifica la percezione dei singoli, la seconda, dall'altra, informa l'agire della mediazione politica. In altri termini: da una parte le persone sono state abituate a vivere lontane dai propri bisogni reali perchè immerse nei meccanismi della produzione industriale che ne determina consciamente e inconsciamente i desideri. Dall'altra il politico ha, di volta in volta, sfruttato e disprezzato questa distanza, sia perchè, come a destra, ha avuto la prontezza di increnare meccanismi di comunicazione assonanti a quelli del mondo della produzione, sia perchè, come a sinistra, si è rifugiato nella propria torre d'avorio, malcelando il disprezzo naturale per quanti sono al di fuori della propria sfera intellettuale.

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