Potrei dire, unendomi al coro, che la destra ha compiuto un'azione fraudolenta. Che ha sfruttato i meccanismi di comunicazione aziendale per generare una nuova sfera del politico. Si potrebbe anche dire, come fanno in tanti, che a destra c'è una sorta di vuoto pneumatico, che regna la stupidità, ecc. E invece io voglio tornare alle persone di capodanno, partendo da una premessa ovvia; lo spazio elettorale perso dalla sinistra è il risultato di due meccanismi:
1) non sappiamo più cosa dire alla gente del Capodanno. Non nego che lo scollamento dalla vita sia proprio di tutte le compagini sociali, ma è anche evidente che coloro che questo scollamento è proporzionale alla capacità di spesa, alla ricchezza, all'urbanizzazione. E' innegabile che la gente del Capodanno, per il lavoro che fa, per lo stipendio che porta a casa, per le reti sociali in cui si colloca, è più vicino alla vita di quanto lo sia una certa sinistra. Siamo ancora in grado di proporre loro qualcosa? Siamo ancora in grado di far nostri i loro problemi? Siamo nelle condizioni di capire quali sono davvero le soluzioni che preferiscono? E' evidente che no! non ne siamo in grado. Negli anni 50 la sinistra, il suo sindacato di riferimento, erano assonati come un diapason verso certe classi popolari. Le rivendicazioni per la terra, per il salario, per i diritti minimi da garantire ai singoli, erano terreno di comune rivendicazione. Gli scioperi dei braccianti agricoli, le occupazioni delle fabbriche per la carta dei diritti dei lavoratori, le marce per i rinnovi dei contratti, erano il terreno comune sul quale i dirigenti sindacali e politici incontravano quella che si chiamava correttamente "la base", perchè davvero sorreggeva tutta la piramide. E questo valeva anche al centro (destra) ovviamente, perchè i dirigenti della DC erano incardinati nella società come e più dei comunisti, ne respiravano la stessa aria, ne bevevano le stesse aspirazioni e le stesse paure. E adesso? che fine ha fatto questo legame?
2) siamo talmente lontani da casa che l'unica cosa che possiamo fare è serrare i ranghi e le fila della nostra compagine raminga. Sono talmente tanti gli anni luce di distanza della nostra verbosità rispetto alle reali necessità delle persone del Capodanno che ormai non possiamo più farci sentire. Si può solo cercare di raccogliersi intorno a se stessi, contarsi continuamente cercando di capire chi c'è e chi è andato via. Si può solo tentare di "aprire un dibattito" sulle cause della diaspora, sulle motivazioni della dipartita, perchè se anche riuscissimo ad intercettare i dipartiti non sapremmo davvero che raccontargli. Interminabili discussioni sulla lotta degli indiani d'america, infinite dissertazioni sul ruolo della resistenza, immancabili richiami alla lotta per l'estenzione dei diritti di cittadinanza, ampollose analisi sulla dinamica in corso nello scacchiere centro asiatico, improvvisate sortite sul ruolo delle multinazionali nell'impoverimento delle ricchezze del pianeta, drammatici e accorati appelli per la salvezza dell'ecosistema... e in tutto questo nemmeno una parola per un salariato, per la famiglia con il malato senza assistenza pubblica, per l'agricoltore che viene stritolato dai prezzi alla vendita, per l'aumento drammatico del costo della vita, della benzina e del pane. Un silenzio talmente assordante negli anni scorsi che quando, finalmente, qualcuno si è accorto che c'era bisogno di ricominciare da 0, i suoi disorsi sono suonati falsi, vuoti e inconsistenti, come accade quando non ci si è mai immedesimati, mai immersi fino al collo nella vita reale.
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