martedì 3 novembre 2009

Autumnus

Vorrei vivere in una terra in cui l'autunno ha una sua personalità specifica. Un posto in cui le foglie sugli alberi seguissero il loro ciclo naturale e cromatico, diventassero prima gialle e poi rosse e infine cadessero.
Un posto in cui alla pioggia si assommasse il freddo e il freddo togliesse dall'aria l'umido e con l'umido il marciume preventivo, consostanziale e reale, connesso alla pianta e non alla terra.
Nella terra in cui vivo le foglie marciscono prima di cadere, raggrinziscono attaccate ai rami, si fanno grigie, poi si raggomitolano su se stesse e non cadono finché il vento non le porta via. I rami non si spogliano mai completamente, qualche foglia tenace rimane ancorata al suo malleolo fino alla primavera quando i primi germogli verdi iniziano ad infestare le superfici liscie dei platani.
I rami non diventano mai veramente neri per il freddo e per l'acqua, i colori non seguono mai la propria legge secolare.

Nella terra in cui sono nato, andando a scuola, si vedeva la montagna in lontananza coperta di faggi ad un altezza data. Sotto, i coltivi verdi delle colline ripide. Sopra, il limite della neve, la pietraia impietosa dell'appennino. E in mezzo loro, i faggi secolari, con le loro radici che tengono la poca terra, e la roccia e l'acqua. Quando arrivava l'autunno coi faggi ingialliva la montagna, che si copriva di un manto dolce di un giallo intenso che si collegava, a valle, con il rosso delle foglie della vigna. Più tardi il giallo arrossiva e poi bruniva fino a lasciare spogli i rami. In poche settimane la quinta scenica della nostra vita passava dal verde, al giallo, al rosso al nero, e poi al bianco, con l'arrivo delle prime nevi.
E tu sapevi che c'era un ordine eterno ed immutabile e il tuo organismo, come quello degli animali, si preparava al lungo inverno, al freddo, alla pioggia, alla neve, quando arrivava, e attendeva una nuova primavera.

Qui no. Qui tutto è un marciume continuo, dove nessun ruolo ritrova se stesso e nessun passaggio è scandibile o scandito una volta per tutte. In questa valle solcata dal fiume, da secoli, gli uomini come le foglie non ingialliscono mai, ma rimangono ancorate al proprio ramo in attesa di una nuova primavera.

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